Le avventure di Tabu Soro

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La pagina tecnica: ... annessi e connessi alla navigazione!

" Non mi permetterò di dare consigli, poichè mi resta ancora molto, troppo da imparare. Dirò quel che ho notato, in qual modo ho risolto tale o tal altro problema, le mie osservazioni, e quel che penso allo stato attuale, e ancora troppo limitato, delle mie conoscenze. Il mare sarà sempre il mare, sempre pieno di enigmi e di nuove lezioni. Se mi capiterà di citare il nome di un fornitore, di un fabbricante, non lo farò assolutamente per "gratitudine dello stomaco". Per questo viaggio ho avuto degli aiuti, e ne sono riconoscente a coloro che mi hanno agevolato nell' armamento e nella preparazione; ma non farò mai gli elogi di questo o di quel materiale se non mi sento sinceramente di raccomandarlo ai miei compagni, uomini di barca." B. Moitessier, La lunga rotta, 1971

La barca

TabuSoro è uno scafo nato dalla matita di Marc Lombard nel 2017 (www.marclombard.com) con l’ obiettivo di creare uno scafo per la crociera veloce d’ altura senza vincoli di rating. In particolare sono stati privilegiati velocità e confort, ottenuti attraverso rigidità, solidità, leggerezza ed equilibrio dei pesi. E’ realizzato, come altri suoi fratellini, da RM Fora Marine (www.rm-yachts.com), un cantiere di La Rochelle, fondato nel 1989 da Jean-Claude Oudry. Lo scafo viene realizzato in compensato marino impregnato di epossidica, il ponte è in vetroresina, un ragno in acciaio raccoglie le pressioni di chiglia, albero e sartiame. Tutta la struttura (chiglia, paramezzale, paratie, dormienti, coperta e fasciame) viene ulteriormente “legata” nei punti di giunzione con vetroresina ed epoxy così da realizzare un corpo unico. Il ragno, zincato e verniciato, è imbullonato alla struttura (senza impiego di vetroresina e quindi completamente ispezionabile). Tutti i pesi (serbatoi acqua e gasolio, batterie) sono collocati a centro scafo, migliorando significativamente la stabilità e quindi la velocità anche a pieno carico. In Italia è commercializzata da Tommy Moscatelli (YachtSinergy; www.yachtsynergy.it).

Ha una lunghezza di 13,7m (13 al galleggiamento e 14,7 fuori tutto), con un baglio di 4,5m, un pescaggio di 2,5m (versione monochiglia con bulbo a T) ed un peso a vuoto di 9,5t. L’ albero è uno ZSpars in carbonio. La superficie velica di prua è di 117mq (230mq alle portanti con un gennaker di 175mq); è inoltre dotata di una trinchetta (28mq) a cui abbiamo aggiunto una tormentina di 12mq (Zaoli Sailmaker: www.zaolisails.com). Tutta l’ attrezzatura di coperta è Antal (www.antal.it), salvo gli avvolgitori circuito chiuso per genoa (strallo in rod con vela inferita con garrocci in tessile) e per trinchetta e tormentina su cavo antitorsione con drizza parancata (rispettivamente JB Jiber FR200 e FR 150 Rewind di Ubimaior; www.ubimaioritalia.com).

Il motore è un Volvo Penta 75cv con SDrive ed elica tripala orientabile Brunton (AutoProp; www.sigmadrive.it).

L’ elettronica è il classico pacchetto Raymarine (plotter Axiom 7, strumenti vento e log i70s, autopilota EV-1, ACU e p70s, radar Quantum, VHF Ray73) con che ha recentemente visto il significativo aggiornamento dell’ autopilota (che impiega un’ IMU triassiale) e del radar a stato solido. Il tutto è connesso in rete SeaTalkng e, mediante un gateway iKonvert (DigitalYacht; digitalyacht.co.uk) al PC di bordo basato su una motherboard Raspberry Pi3 (raspberrypi.org), sistema operativo Linux (Debian) con installato il software OpenPlotter (www.sailoog.com/openplotter) e OpenCPN (www.opencpn.org).

Ha tre serbatoi per l’ acqua (circa 600l) e due per il gasolio (350l), tre batterie al gel per i servizi (tot 330 A) ed una per il motore (100 A), caricabatteria da banchina da 50 A (Victron Centaur; www.victronenergy.it), alternatore di serie 110 VA. Nell’ ottica di incrementare l’ autonomia, l’ abbiamo dotata di dissalatore 30l/h (Schenker Zen 30; www.schenker.it), pannello solare flessibile monocristallino da 105VA (; www.giocosolutions.com) con regolatore MPPT (rispettivamente GSC 105 e WRMarine 10; www.giocosolutions.com) e inverter da 1500W ad onda sinusoidale pura (Edecoa; www.solar-knight.com).

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Il sistema di dissalazione

Con circa 600 litri d’ acqua perché un dissalatore? Navigando nel Mediterraneo e con equipaggio poco numeroso il rischio è di finire le vacanze prima dell’ acqua… La scelta è stata primariamente fatta per liberarsi (finalmente!) dalla schiavitù delle bottiglie dell’ acqua tutti gli con annessi e connessi (trasporto dal market a bordo, volume di stivaggio, ingombro dei vuoti che dopo una decina di giorni senza toccare porto incomincia ad essere significativo, …). La ricerca si è fermata sul modello Zen 30 della Schenker (www.schenker.it) che produce appunto circa 30lt/h consumando in media 110w (che attorno a 12,5V fanno poco meno di 9A/h) con un peso assai contenuto (18kg). Il dissalatore è montato in serie con un serbatoio di inox (25l) per l’ acqua potabile che, una volta raggiunto il troppopieno, scarica nei serbatoi principali. Il serbatoio per la potabile è connesso ad una pompa a pedale che alimenta il rubinetto dal quale riempire direttamente la bottiglia da portare in tavola.

Il dissalatore è dotato di un controllo remoto (al carteggio) di accensione/spegnimento e per il risciacquo automatico (flushing). L’ installazione di pompa, filtri ed unità di dissalazione, è stata estremamente semplice (complice l’ ampiezza del vano tecnico!) e, fatto salvo per la presa mare di carico che è stata approntata direttamente dal cantiere, mi ha richiesto una giornata di lavoro (… a parte il tempo per i numerosi viaggi dalla barca al negozio di idraulica per tubi e giunti vari). Estremamente disponibile il Sig. Verde della Schenker Italia che mi ha risolto un paio di dubbi da neofita!!

Il sistema funziona, nel senso che dissala, è comodo (visto il comando remoto ed il sistema di flushing automatico), non si blocca anche durante la navigazione a motore e a vela “tranquilla” (non ho provato a barca sbandata) e viene supportato dal solo pannello solare (se ben esposto). In circa un’ ora ci riempie il serbatoio della potabile (l’ equivalente di 16 bottiglie!) e l’ acqua è di buona qualità (la sensazione è di bere un’ acqua estremamente “leggera”). Viene da ragionare se pensare di riempire meno i serbatoi dell’ acqua e non portarsi a spasso qualche centinaio di chili in più soprattutto sulle lunghe tratte… vedremo!

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Il rullafiocco

L’ armo a cutter era tra i desiderata iniziali, pur con qualche perplessità. La trinchetta costantemente issata rappresenta una gran comodità in caso di rinforzi di vento, evitando di rullare più di tanto il genoa (che quindi non assume la forma di mutanda), ma in virata/strambata è una pizza…. Al lasco/poppa con mare formato andare a prua per far passare il genoa (magari di notte) non è proprio entusiasmante! Ammainare la trinchetta non è ovviamente sufficiente perché resta lo strallo… Se fosse possibile eliminarlo (amovibile), si potrebbe issare la trinchetta in base al vento e mantenere la libertà di virata/strambata.

Un altro desidarata che si sovrapponeva al precedente era rappresentato dall’ evitare, se possibile, i sistemi di rullaggio tradizionali. Il cimino tende ad incattivarsi nel tamburo del rullafiocco, soprattutto quando la vela viene impiegata parzialmente rullata (salvo mantenerlo costantantemente in tensione durante l’ apertura). Il sistema a “fettuccia” risolve il problema, salvo la difficoltà di reperibilità/sostituzione in paesi non proprio all’ avanguardia e il sistema di giunzione cimino-fettuccia rappresenta un punto di potenziale fragilità.

La soluzione ipotizzata era di ricorrere ad una trinchetta (ed una tormentina) montata su cavo antitorsione con una drizza doppiata ed un furler a circuito chiuso… più facile a dirsi che a farsi: i carichi di lavoro del progetto di Lombard non erano banali. Scartati per caratteristiche tecniche (inadeguatezza carico di lavoro) alcuni sistemi commerciali, ci siamo orientati su un prodotto di nicchia di una giovane startup toscana: Ubimaior (www.ubimaioritalia.com)  che  ha in catalogo un furler adeguato con accessori dedicati per fissaggio alla landa in coperta e per parancare la drizza e dotato di un sistema di bloccaggio. …ma visto che l’ appetito vien mangiando, svogliando il catalogo (una visita al sito merita anche solo per conoscenza) scopriamo un bel prodottino: furler per genoa anche lui azionato con loop e privo di estruso per la canalina! Il sistema impiega uno strallo in tondino (rod) con un terminale di allineamento e fissaggio della navetta di issata che consente il rullaggio e garrocci in tessile (o cerniera) per il genoa. I vantaggi: via una trentina di chili in alto (peso dell’ estruso), facilità di ammainata in caso di necessità, bordo di entrata di molto ridotto (50mm contro 10mm, alla faccia delle turbolenze dell’ estruso)! Consente l’ impiego del genoa ridotto (almeno 3 giri) ed è azionabile anche da pozzetto (allungando il loop). Ovvia nota negativa: il costo più elevato rispetto ai prodotti della concorrenza, peraltro ampiamente giustificato dai materiali impiegati e dalle tolleranze di lavorazione. Tolti i dubbi con una serie di telefonate (grazie della pazienza Nicola!!), ci siamo decisi. Il sistema è montato e funziona… e anche bene! Unica accortezza “scaricare” lo strallo (lascando il paterazzo) e la drizza del genoa in fase di rullaggio. L’ inferitura del genoa dii bolina è una meraviglia: ogni tanto vado a prua e me la guardo e la manovra di avvolgimento è fluida anche con vela non troppo sventata (ci è capitato di dover rullare in fretta e furia dietro un capo per un rinforzo del vento a 37 nodi a portare: non proprio banale).

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Le vele

La scelta delle vele è stato un parto non semplice vista l’ infinità di tessuti disponibili e tagli con differenti proprietà. Volevamo un gioco di vele sufficientemente performanti, non troppo “delicate” e con buona durata. I tessuti andavano dal polistere  (qualitativamente anche molto diversi tra loro), alle membrane con differenti fibre (Technora, aramidiche, carbonio) ed a quelle stampate (3Di), passando per un prodotto particolare: l’ Hydra Net di Dimension Polyant. L’ Hydra Net è un tessuto costituito da un misto di poliestere e spectra con ottima durata (mantenimento della forma nel tempo), discreta performance a fronte di una “rigidità” più elevata del poliestere ed un costo (… ma pensa un po’!!) ovviamente più elevato, solo parzialmente compensato dalla lavorazione cross-cut (meno costosa della triradiale peraltro poco applicabile per vele di non grandi dimensioni visto l’ ulteriore incremento della rigidità).

Il gioco avrebbe dovuto essere costituito da un genoa a bassa sovrapposizione, una trinchetta, una tormentina e una vela da portanti. Per quest’ ultimo l’ idea era di un all-purpose che coprisse dal traverso al lasco, non troppo sensibile all’ andatura e con un buon rendimento: insomma una vela che nonostante la superficie (160mq) e l’ equipaggio ridotto, non dovesse restare perennemente in cala vele… Ci solleticava l’ idea di un code 0 per le brezzoline mediterranee….

Dopo aver parlato con le principali velerie ci siamo affidati a Zaoli (www.zaolisails.com), che conoscevamo da tempo per reputazione e per fortunate esperienze precedenti. Beppe, Rossana ed Andrea hanno saputo (anche con molte pazienza!!) dirimere i nostri dubbi e consigliarci al meglio sulla base delle caratteristiche di progetto, polari teoriche e tipologia di navigazione prevista (medio-lungo raggio in equipaggio ridotto).

Le vele sono arrivate puntuali, qualità ineccepibile (taglio, cuciture, rinforzi ed accessori da atelier!), performance come prevista! … a questo si aggiunga il piacere di aver conosciuto delle persone non solo competenti ed appassionate del proprio mestiere , ma anche “autentiche” nel rapporto interpersonale. Un'altra azienda italiana di cui essere orgogliosi!

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Il computer di bordo

 

 

… come e perché siamo migrati a Raspberry e OpenCPN!

Per anni abbiamo usato un personal computer basato su Windows (98, XP, 7) con software vario (browser, suite Office, programmi di navigazione vari, …). Costituito da una motherboard mini-ITX (Asus, ma precedentemente anche altre) era alimentato con un alimentatore step-up (che innalza il 12 volt della batteria al voltaggio necessario a far funzionare il pc), era dotato di un disco fisso (inizialmente standard, più recentemente allo stato solido) e 4Gb di RAM, e l’ avevamo collegato ad un display 16:9 da 19’ che ci serviva anche per vedere qualche film. La connessione internet era garantita da un modem 3G (classica saponetta) che al bisogno (scarso campo) poteva essere issata alle crocette. Era interfacciato con gli strumenti di navigazione mediante un multiplexer della Shipmodul (http://www.shipmodul.com/en/index.html) via NMEA 184. L’ insieme, dopo una fase di messa a punto, funzionava più che bene, ma tenerlo costantemente acceso comportava un assorbimento di circa 5-7Ah che durante le lunghe navigazioni a vela riduceva sensibilmente la durata delle batterie. Altro problema era rappresentato dagli inevitabili aggiornamenti di Windows che, soprattutto all’ estero, più di una volta ci avevano azzerato il credito telefonico…

Dovendo definire la stazione di navigazione, le alternative possibili erano molte: portatile, tablet, pc fisso (analogo a quello già usato). Abbiamo optato per un’ alternativa intrigante!

Per chi non lo conoscesse, il Raspberry Pi (https://projects.raspberrypi.org/en ) è un single board pc inizialmente destinato alla alfabetizzazione informatica dei paesi in via di sviluppo che ha progressivamente trovato largo impiego nel campo dell’ industria e dell’ hobbistica. Sulla scheda trova posto la CPU, il disco fisso (schedina SSD), RAM, la scheda grafica, la scheda audio, WiFi, Bluetooth, scheda di rete, 4 USB. Consuma veramente poco (è alimentato da un semplice caricabatterie da cellulare: 5V 2A), non scalda, non ha ventole (quindi è silenzioso), è di dimensioni contenute (9x5,5x1,7cm) … e costa circa 46 Euro! Aggiungete che impiega un sistema operativo grafico (stile Windows per capirci) che, come tutto il suo software, è gratuito essendo basato su Linux e che è in grado di far “girare” senza intoppi un ottimo software di navigazione (OpenCPN), gratuito pure lui. Lo abbiamo completato con un display da 10’ anche lui a basso consumo ed un convertitore NMEA2000 – USB ( https://digitalyacht.co.uk/ ) per acquisire i segnali di bordo (vento, velocità, bussola, AIS, ecc).  Gli aggiornamenti li scaricate quando ritenete opportuno (ad esempio quando è disponibile una rete nazionale o gratuita). Sembra la favola di Cenerentola, con la differenza che il sistema non si trasforma in zucca!

Il sistema lo trovate descritto su molti blog di navigazione (italiani e stranieri: nulla di nuovo sotto il sole!) (http://forum.amicidellavela.it/showthread.php?tid=114885, http://www.cruisersforum.com/forums/f2/raspberry-pi-3-openplotter-the-basics-197418.html, http://www.ybw.com/forums/archive/index.php/t-440072.html ), ma la messa a punto è descritta talora in maniera un po’ confusa (soprattutto per chi ha poca dimestichezza con il Raspberry). Per chi vuole cambiare il sistema di navigazione, di seguito, “riassumo” materiali e metodi. … prendetela come un’ avventura nautico-elettro-informatica ed alla fine vi troverete con mal di testa e grovigli di cavi ma anche con un sistema potente ed un bagaglio esperienziale!

Nella sezione dedicata (al termine) trovate il procedimento descritto nel dettaglio.

Il sistema di navigazione è estremamente articolato e richiede una inevitabile fase di apprendimento: considerate che se opportunamente configurato si avvicina molto alle prestazioni dei software di navigazione e routage professionali impiegati nelle regate di altura. Ad esempio è possibile impiegare le curve polari dello scafo (che esprimono le velocità raggiungibili alle diverse andature per le differenti intensità di vento; se non le avete il software vi aiuta a crearle) per stabilire la rotta più veloce in base alle previsioni meteo. E’ possibile Essendo dotato di un’ architettura opensource è facilmente interfacciabile a timoni automatici (potete persino costruirvi il vostro!), unità inerziali in grado di migliorare sensibilmente i dati di vento reale (integrano un accelerometro, un giroscopio ed un magnetometro ciascuno sui tre assi al costo stratosferico di 7-10 Euro), sensori di consumo carburante, temperatura gas di scarico, contenuto serbatoi (acqua e combustibile) … il limite è la fantasia!

 

Nota finale:

come sempre in questi casi i produttori, i venditori e gli sperimentatori che scrivono su internet scaricano la responsabilità per eventuali problemi (elettrici, di navigazione ecc): posso soltanto rassicurarvi che usiamo da qualche anno OpenCPN su Windows e che abbiamo usato il sistema descritto (basato su Raspberry) per oltre 2000 miglia con estrema soddisfazione…

Buon lavoro!!

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Materiali e procedimento (nel dettaglio)

Materiali (facilmente reperibili su internet):

Raspberry Pi3 B (è recentemente uscita la nuova versione Raspberry Pi 4 a 50-60 Euro: lo sto provando! ), da completare con tastiera e mouse (20-30 Euro; ne abbiamo impiegata una wireless), contenitore (10-15 Euro), scheda SD (10-15 Euro per una da 32Gb), alimentatore 5 volts 2-3 A (converte da 12 a 5 volt; 12-15 Euro; se il display richiede una tensione di alimentazione di 5 V è possibile che sia necessario comprarne 2), display (70-140 Euro a seconda dei modelli e delle dimensioni), cavi vari (alimentazione, HDMI, ecc), convertitore NMEA2000 a USB (Digitalyachts; https://digitalyacht.co.uk/product/ikonvert-usb/ per NMEA2000 e SeaTalk ng; se avete una rete SeaTalk vecchio tipo è necessario utilizzare il modello specifico). Se avete una rete SeaTalk ng, per capirci quella più recente di Raymarine, considerate che il protocollo è l’ NMEA2000, ma richiede un cavetto adattatore perché i connettori sono diversi.

 

Assemblaggio:

collegare l’ alimentatore alla rete 12V e l’ uscita a 5V al Raspberry (presa microUSB), collegare il convertitore NMEA-USB alla rete NMEA2000 (usualmente si trova una presa disponibile sul bus degli strumenti), collegare il Raspberry (uscita HDMI) al display (ingresso HDMI). Il Raspberry non possiede un pulsante di accensione/spegnimento, per cui è bene provvederne uno (ad esempio è possibile impiegarne uno libero del pannello elettrico della barca così che dia tensione all’ alimentatore/i del Raspberry e del display).

 

A questo punto bisogna operare una scelta:

-         se volete impiegare il Raspberry soltanto per la navigazione potete scaricare OpenPlotter (http://www.sailoog.com/blog-categories/openplotter-rpi) NB potete scegliere l’ immagine di disco (IMG) o il cosiddetto bootloader (NOOBS)

-         se invece preferite impiegare il Raspberry anche per altre applicazioni (suite LibreOffice, VLC mediaplayer, ecc) dovete scaricare il sistema operativo Raspberry Pi Desktop (https://www.raspberrypi.org/downloads/) e successivamente installare i programmi di navigazione (OpenCPN e ZyGrib); qui trovate una guida passo-passo molto dettagliata (https://projects.raspberrypi.org/en/projects/raspberry-pi-setting-up)

NB Openplotter è un sistema più “chiuso” (nel senso che ci potete “smanettare” un po’ meno, con qualche opzione in meno, ad es software tattico), ma più semplice da gestire, mentre OpenCPN richiede un po’ di pazienza in più in termini di configurazione ma ha molti optional interessanti (plugin) scaricabili.

 

Preparazione del software:

formattare la scheda SD mediante SD Formatter (https://www.sdcard.org/downloads/formatter/) NB non formattate da Windows o da iOS);

copiare il sistema operativo sulla scheda usando Win32 DiskImager (https://sourceforge.net/projects/win32diskimager/files/latest/download);

NB qui potete trovare le istruzioni passo-passo per preparare la SD di OpenPlotter 1.2: https://docs.sailoog.com/openplotter-v1-x-x/getting-started

Una volta trasferita l’ immagine del sistema operativo sulla scheda SD, inserirla nell’ apposito alloggiamento del Raspberry e accendere nell’ ordine display e Raspberry e seguire le istruzioni a video. In questa fase è opportuno che il computer sia collegato ad una rete (indifferente se cablata o wifi), quindi è preferibile farlo a casa e trasferire il sistema funzionante in barca.

Terminata la fase di boot, comparirà il desktop (simile a quello di Windows o iOS). Nel caso abbiate optato per OpenPlotter vi troverete con il programma di navigazione già installato e con il sistema di gestione dei files meteo ZyGrib per le previsioni, ma senza suite di Libre Office ed altri programmi (sarà sempre possibile caricarli successivamente), diversamente vi troverete con un desktop PC con tutte le applicazioni relative, ma senza programma di navigazione (OpenCPN).

Per installare il software è necessario avere una connessione internet e, dalla finestra terminale  “LX terminal” (evidenziata con l’ icona di una cartella contrassegnata dal prompt >) digitare:

per LibreOffice

sudo apt-get update

sudo apt-get install libreoffice

 

per VLC media player

 

per OpenCPN

 

per ZyGrib

sudo apt-get install zyGrib

 

Il programma di navigazione richiede ovviamente la cartografia che potete trovare su internet a pagamento (CMap, Navionics, ecc), crearvela  attraverso programmi specifici (con un po’ di pratica è possibile ottenere buoni risultati; provate a vedere qui http://openseamap.org/index.php?id=openseamap&L=4 );  in alternativa potete sempre impiegare una scheda cartografica dismessa (se attiva).

 

Dal momento che il Raspberry non è dotato di un orologio real time, ma ad ogni avvio acquisisce ora e data da internet, per comodità è possibile integrare un circuitino dedicato (RTC DS3231; 1-2 Euro su Amazon) e spiegare al Raspberry dove andare a leggersi l’ ora secondo la procedura seguente (… questo è un pelino più complicato, lo ammetto!) (NB se è collegato un GPS, data ed ora sono già sulla rete NMEA!):

attivare il bus I2C in Menu Preferenze > Configurazione > Interfacce

 

in LX terminal digitare

exit

sudo hwclock –r NB legge ora da RTC

sudo hwclock –w NB scrive ora da sistema a RTC (settaggio)

 

in LX terminal digitare:

sudo nano /etc/modules

e modificare il file aggiungendo al termine:

rtc-ds1307

salvare

 

in LX terminal digitare:

sudo nano /etc/rc.local

modificare il file aggiungendo prima di “exit 0”:

echo ds1307 0x68 > /sys/class/i2c-adapter/i2c-1/new_device
sudo hwclock –s

date

salvare

 

fare il reboot

 

Ora è necessario trasferire il sistema in barca e connetterlo alla rete dati di navigazione (NMEA o ST) settando i parametri dell’ interfaccia di OpenCPN o Openplotter sulla base di quelli della rete strumenti (nel caso di NMEA2000 o STng: https://digitalyachtamerica.com/download/ikonvert-usb-quick-start-guide-v2_00/  e https://github.com/digitalyacht/iKonvert ). E’ necessario infine aggiungere il plugin per l’ AIS (https://github.com/sbender9/signalk-n2kais-to-nmea0183 ) (un grazie di cuore a Nick e Paul di Digital Yachts per il supporto fornito nell’ aiutarci ad identificare il motivo per cui dopo qualche minuto i dati AIS “sparivano” dal monitor). Il settaggio del software può richiedere un po’ di pazienza… qualche trucco:

i manuali on line, magari “tra le righe” ma dicono proprio tutto: legegteli con calma e provate a fare un cambiamento per volta

prima di fare un cambiamento (ed anche a conclusione del percorso, quando tutto funziona!) fate un backup della scheda SD (il Raspberry, tra le utilità di sistema consente di farlo agevolmente): in caso di errore non dovrete ricominciare da capo

 

OpenPlotter è dotato di un’ interfaccia (Signal K Server) che appare come un “sito” quando consultata mediante un browser: non soltanto consente di vedere i dati in entrata ed in uscita ma “simula” un computer che avvia i dati ricevuti dagli strumenti verso OpenPlotter e riceve i dati in uscita da OpenPlotter e li immette sulla rete degli strumenti. Fate riferimento al manuale di OpenPlotter per il settaggio degli indirizzi e delle porte di comunicazione! … questa è forse la fase più delicata!

 

Online potete trovare i manuali di impiego per OpenPlotter (https://docs.sailoog.com/openplotter-v1-x-x/getting-started ), OpenCPN (https://opencpn.org/OpenCPN/info/manuals.html ) e ZyGrib (https://www.zygrib.org/index.php?page=abstract_it ).  Come già detto, sono utili per settare il sistema, ma anche per scoprire le infinite possibilità di questi software.

sudo apt install -y vlc

sudo apt-get install opencpn

sudo apt-get install opencpn-plugin*

 

NB è bene far precedere all’ installazione dei programmi la sequenza di comandi (sempre da finestra di terminale)

sudo apt update

sudo apt upgrade

sudo modprobe rtc-ds1307

sudo bash

echo ds1307 0x68 > /sys/class/i2c-adapter/i2c-1/new_device

Ai "pro" che ci hanno assistito con competenza e pazienza: grazie!

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